BlogPaziente diversamente abile sindrome di down dentista

Curare il paziente portatore di handicap è sempre stato complesso, in ambito privato come nel pubblico, per le problematiche non solo organizzative che si pongono, ma l’approccio attuale è notevolmente cambiato.


Principali caratteristiche della Sindrome di Down

Come ha origine la Sindrome di Down? Nel caso in cui, durante la divisione cellulare, si verifichi l’anomalia genetica per cui si ha una totale o parziale ripetizione del cromosoma 21, ci si trova in presenza di questa sindrome. Questa viene detta anche Trisomia 21 perchè l’anomalia risiede proprio nel cromosoma 21. Vale a dire: le cellule formano il nostro corpo, e all’interno di ciascuna cellula si trova il nostro Dna che contiene le “istruzioni” genetiche con le nostre caratteristiche: capelli castani, occhi scuri, gambe lunghe, spalle strette etc. Queste istruzioni sono scritte sia dall’incontro fra i geni dei nostri genitori, sia da come i cromosomi che compongono il Dna si mescolano fra di loro.

Guardandoci allo specchio possiamo riconoscere dei tratti tipici ereditati da nostro padre o da nostra madre e altri che invece sono solo nostri. I cromosomi di ogni individuo sono 46, con provenienza equamente distribuita tra metà da parte del padre e metà da parte della madre. La creazione di una nuova cellula richiede 23 coppie simmetriche. A volte può capitare invece che al punto 21 si presentino tre cromosomi anziché due.

Questa alterazione cromosomica causa caratteristiche fisiche e modifiche dello sviluppo che sono tipiche da chi è affetto da questa sindrome. L’anomalia genetica in coloro affetti dalla Sindrome di Down causa generalmente disabilità intellettive permanenti e ritardi nella crescita, oltre ad altre complicazioni.


Sindrome di Down e anomalie dentarie

Nei portatori di Sindrome di Down sono più frequenti alcune anomalie dentarie, quali:

  • La ritardata eruzione dei denti decidui (1°dente al 2-3°anno), degli incisivi o dei denti permanenti;
  • alterazioni quali l’Oligodontia (rara anomalia caratterizzata dall’assenza di sei o più denti);
  • la presenza di denti permanenti più piccoli e malformati e denti decidui più grandi;
  • la anomala conformazione delle cuspidi dentarie (incisivi e canini a punta);
  • la presenza di radici dentarie piccole e di forma conica.


Le problematiche più comuni da affrontare

Sia la famiglia del paziente che i sanitari preposti alla sua cura sanno quante e quali siano le difficoltà che si devono affrontare per eseguire una corretta ed adeguata cura odontoiatrica per alcuni pazienti diversamente abili.
Nel trattamento di questo tipo di paziente dobbiamo in primo luogo risolvere una serie di aspetti organizzativi, dal momento che si tratta di un’attività più complessa nella quale spesso non si può contare sulla collaborazione del paziente. Dal punto di vista procedurale, professionale e clinico, nel programmare il piano di trattamento in questi pazienti perseguiamo laddove possibile la riduzione del numero di sedute, senza che venga inficiato il risultato finale. È importante osservare come negli ultimi anni a livello familiare si sia verificata una progressiva maturazione nell’affrontare le esigenze di questi pazienti e come la nostra categoria risulti attualmente più sensibile alle loro necessità. Spesso i piani di trattamento sono complessi e lunghi per la volontà di arrivare ad un risultato definitivo e stabile nel tempo.

 

Sindrome di Down e cura dentaria: un caso clinico

Ricordiamo con molto piacere il caso di un paziente arrivato alla nostra osservazione accompagnato dalla sorella medico con la richiesta di che per fargli recuperare una masticazione completa: la sorella ci chiese di effettuare degli impianti nelle zone dei mascellari, senza denti, del fratello. In presenza di un’occlusione scorretta è sconsigliabile effettuare degli impianti, in quanto il carico masticatorio risulterebbe mal distribuito e quindi è indispensabile prima risolvere la malocclusione e solo in un secondo tempo effettuare degli impianti. Consigliammo dunque che il fratello eseguisse un trattamento ortodontico-chirurgico prima e implantologico poi, spiegandone i motivi. In questo caso il paziente affetto da sindrome Down effettuò il trattamento ortodontico-chirurgico in quanto era una terza classe chirurgica. Significa che aveva una mandibola troppo sviluppata e grande e che  l’ortodonzia da sola, con gli apparecchi, non sarebbe stata in grado di risolvere la malocclusione, risolvibile invece intervenendo chirurgicamente con accorciamento della mandibola, come solitamente si effettua nei pazienti adulti a fine crescita.
Applicato l’apparecchio, spostati correttamente i denti presenti, effettuata la chirurgia ortognatodontica che normalmente si effettua nelle terze classi, solo dopo circa 16 mesi di cura abbiamo effettuato il trattamento implantologico e successivamente protesico. Come normalmente succede in questi casi abbiamo attuato un piano di trattamento della durata di circa due anni raggiungendo un risultato finale estremamente soddisfacente non solo per noi ma anche per il paziente, si guarda spesso allo specchio, si piace, ha acquisito maggiore sicurezza in se stesso, ha una “fidanzatina” ed è decisamente più felice e fiducioso di quanto fosse prima della cura. Non solo, parla del suo dentista riferendosi a lui come “il mio amico Marco”, avendo acquisito una familiarità con l’ambiente, con il personale e un’amicizia con l’equipe che per anni l’ha seguito.

 

Come è cambiato l’approccio ai trattamenti

Negli ultimi anni l’approccio alle cure odontoiatriche dei pazienti diversamente abili è profondamente cambiato. Un cambiamento determinato da una spinta di maggiore positività sia da parte delle famiglie che delle strutture sanitarie coinvolte. La costante ricerca di miglioramento della qualità di vita e la volontà di ottenere risultati funzionali ed estetici gratificanti per i pazienti diversamente abili ha permesso di sviluppare strutture e professionalità odontoiatriche adeguate ad affrontarne le problematiche specifiche. A differenza di pochi anni fa, oggi qualsiasi tipo di terapia odontoiatrica può essere applicata con successo ai pazienti diversamente abili, ottenendo risultati ottimali e stabili nel tempo.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario far fronte ad alcune esigenze organizzative inerenti sia agli spazi architettonici che devono essere adeguatamente predisposti all’accoglienza e al trattamento di ciascun paziente, sia al personale medico e infermieristico la cui preparazione specialistica risulta fondamentale.

Una struttura odontoiatrica atta a fornire le migliori cure ai pazienti diversamente abili inoltre dovrà essere attrezzata per consentire l’applicazione di tutte le tecniche anestesiologiche idonee al trattamento. Gli handicap fisici o psicologici infatti riducono molto spesso la capacità di collaborazione del paziente: la possibilità di effettuare le terapie in anestesia locale, in sedazione endovenosa o con protossido di azoto e in anestesia generale costituisce un presupposto basilare. Dal punto di vista procedurale è possibile inoltre personalizzare il programma terapeutico riducendo il numero delle sedute odontoiatriche necessarie, senza inficiare in alcun modo l’esito finale.

In conclusione, possiamo affermare che oggi, in odontoiatria, non esistono differenze nelle possibilità riabilitative fra pazienti diversamente abili e pazienti non portatori di handicap, e i risultati a cui aspirare sono del tutto sovrapponibili in ogni ambito (conservativo, ortodontico, parodontale, protesico, implantologico, chirurgico, estetico…), purché la preparazione professionale, strutturale e tecnologica sia adeguatamente predisposta.

Al Centro Medico Vesalio di Padova e in Vesalio Dental Clinic a Venezia troverai specialisti in grado di offrire un servizio di qualità a tutti i pazienti diversamente abili.

 

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